mercoledì, Novembre 27, 2024

Michelangelo Antonioni: Opere poco conosciute del maestro italiano

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Nato a Ferrara (Italia) nel 1912, Michelangelo Antonioni, insieme a Ingmar Bergman, è un ambasciatore del cinema metafisico, oscillando la psiche umana con uno stile decisamente innovativo e dirigendo una vera radioscopia di preoccupazioni specifiche del mondo contemporaneo. Tornando all’estetica neorealista derivata dal dopoguerra, il regista non ha mai smesso di girare la sua acclamata trilogia: avventura (1960), quella notte (1961, Eclisse (1962) – Il coinvolgimento, la stanchezza e la noia del capitalismo in Italia negli anni Sessanta hanno rappresentato la decadenza ideologica e morale degli anni Settanta.

Così appare l’inizio di questo sconvolgimento tematico ed estetico Una cronaca d’amore (1950), il suo primo film di finzione. La storia inizia con un ricco uomo d’affari milanese che assume un investigatore privato per indagare sul passato della moglie. Quando Paola visita Ferrara, la città in cui vive e studia, l’uomo viene a sapere che la giovane si è innamorata di Guido, un comune venditore di automobili anni fa, la cui fidanzata è scomparsa in un tragico incidente.

Massimo Girotti e Lucia Bose in “Chronique d’un amor”.

Michelangelo Antonioni dipinge con sensibilità il ritratto di una donna fragile e conflittuale, brillantemente incarnata da Lucia Boze. Riflettendo un mondo fatto principalmente di ombre e punti nebbiosi, l’estetica del regista Demolizione Scopre il significato nascosto di oggetti, cose non dette e metafore. Disponibile per la prima volta nel suo nuovo restauro 4K su Blu-ray™, Antonioni inizia la transizione dal classicismo al modernismo in questa magistrale miscela di film noir e Chronicle of Morse.

Il primo film a colori del regista italiano. Deserto rosso Segue le orme di Giuliana – interpretata dalla sublime Monica Vitti – che soffre di frequenti attacchi d’ansia dopo il suo incidente d’auto. Nella periferia industriale di Ravenna, cerca conforto in Corrado, l’ex compagno del marito.

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Una traversata Deserto rosso, Michelangelo Antonioni trasmette l’ambivalenza del mondo industriale, l’ambientazione dello spettacolo. Fonte di sofferenza sentita dai suoi personaggi come disumana e priva di significato, il paesaggio industrializzato evoca contemporaneamente la bellezza di un universo di fumo e metalli. Lussuosamente fotografata da Carlo De Palma e disponibile per la prima volta nel suo nuovo restauro 4K, Deserto rosso (Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 1964) Una gemma sconosciuta nella filmografia del cineasta.

Carlotta Film.

Monica Vitti in “Deserto rosso”.

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