ioL’Italia è in guerra aperta contro gli inglesi? Questo il senso di un disegno di legge presentato da Fabio Rambelli, vicepresidente della Camera dei Rappresentanti e membro del partito di estrema destra Fratelli d’Italia. Il testo, sostenuto dal leader del partito, il primo ministro Georgia Meloni, mira a ridurre l’uso dell’inglese nella società. I suoi redattori affermano che la lingua inglese “svilisce e distorce” la lingua italiana, decisi a bandirla da tutti i documenti e comunicazioni ufficiali. “Il suo uso diventerà obbligatorio in tutti gli uffici, anche quelli che si occupano di stranieri che non parlano italiano”, sostiene il testo. Se accettata, il prezzo per i criminali è alto: “con una multa da 5.000 a 100.000 euro”.
Se sono coinvolte tutte le lingue, il disegno di legge dei funzionari eletti prende chiaramente di mira l’inglese. “L’anglomania ha conseguenze per l’intera società”, spiegano nella prefazione i suoi autori, che cercano l’appoggio di un comitato creato dal ministero della Cultura con lo scopo di “certificare il corretto uso della lingua italiana e la sua pronuncia”.
+ 773% di lingue inglesi
Sono queste le statistiche pubblicate dall’agenzia di stampa Agenzia Italia che hanno spinto Fabio Rambelli ei suoi colleghi a voler legiferare: dal 2000 il numero di anglofoni in italiano è aumentato del 773%. Quindi dizionario di riferimento Drekani Elenca quasi 9.000 delle 800.000 parole. Un numero “grosso”, commenta punto Bernard Cerquiglini è un illustre linguista e consulente scientifico di Le Petit Larousse. “Nei giornali, nelle discussioni politiche, come nei rapporti personali… L’inglese oggi in Italia è ovunque”, testimonia un narratore tra il divertito e il scettico che gli ha detto un ristoratore transsalpino poco prima di perfezionare i termini. : “Siamo pieni! » [Nous sommes full (« complets »), NDLR].
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In confronto, in Francia, ogni anno 150 nuove parole entrano nella Petite Larousse, di cui solo il 15% sono straniere, per lo più anglo-americane. Un dato costante negli ultimi venticinque anni. “Non si può parlare di invasione qui come in Italia! »
Il precedente Mussolini
Lo scorso novembre, Fratelli d’Italia ha presentato un disegno di legge con l’obiettivo di aggiungere la lingua italiana alla costituzione, affermando che nessun quadro normativo disciplina la lingua. Pertanto, in conformità con l’articolo 2 della Costituzione francese (“La lingua della Repubblica è il francese”) e la legge Touban del 4 agosto 1994 (che impone l’uso del francese nei testi legali, nei contratti di lavoro e in tutti gli scritti rivolti ai consumatori) , L’italiano è l’unica lingua oggi. Kruska Academy, l’equivalente non ufficiale dell’Accademia di Francia. Dotato di una “polizia preventiva”, “radica” in italiano e aderisce allo “spotting” inglese.
Una presa di posizione che nasce da un duro precedente: Mussolini, imponendo ai compagni nel 1923 parole straniere come “cocktail”, “flirt” o “carrozza”, ricordava “come può essere dittatoriale il linguaggio”. , insiste Bernard Cerglini. Da allora, “pochi italiani osano difendere la propria lingua”, per paura di apparire nostalgici del politico.
Preoccupazione pratica
«L’Italia però ha bisogno di una legge sulla lingua, almeno per motivi pratici! argomenta il linguista che ricorda quegli infermieri francesi, alcuni dei quali, prima della legge Touban, non riuscivano a capire le istruzioni per l’uso di alcuni aghi scritti in inglese. Sentenza del tribunale italiano pronunciata domani in inglese? Possiamo immaginare qualsiasi cosa.
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Senza pregiudicare le pulsioni fasciste di Fratelli d’Italia, ammonisce “di fermare lì il partito al governo e di non cadere in una dittatura linguistica”. Definire cioè con precisione il suo campo di applicazione, senza il quale essa «non si applica mai all’individuo», il testo, per il momento, si limita ad esso. “La legge si applica esclusivamente alle aziende pubbliche e private”, ha assicurato al quotidiano l’alfiere Fabio Rambelli. Corriere della Sera.
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