Questa nuova sanzione, annunciata lunedì dalla Corte d’appello della Federcalcio italiana, ha spinto improvvisamente la Juventus dal secondo al settimo posto nella classifica di Serie A, a cinque punti dall’ultima posizione di qualificazione alla Champions League occupata dal Milan (quarto). ).
I bianconeri, però, potrebbero tornare a due punti dai rossoneri lunedì sera in caso di successo ad Empoli, al termine della 36esima giornata. E questo prima del ricevimento domenicale, che tuttavia conserva ancora le speranze di entrare nei primi quattro e giocare in Champions League, una competizione che la Vecchia Signora ha disputato a lungo dal 2012.
Il tribunale è stato un po’ più clemente rispetto alla richiesta del procuratore federale, che lunedì mattina ha chiesto un ritiro di 11 punti durante l’udienza per rivedere quella sentenza.
La stessa Corte Federale d’Appello aveva deciso a gennaio di sottrarre 15 punti alla Juventus a causa di plusvalenze ritenute artificiose in occasione di alcune cessioni di calciatori. Ma ad aprile è stata convocata per rivalutare la sua condanna dal Collegio di Garanzia del Comitato Olimpico Italiano (KONE), che era stato rilevato dal club torinese.
Un ricorso è ancora possibile
Questa facoltà, il più alto grado di giustizia matematica in Italia, ha confermato un “volontario e frequente cambio di scritture contabili” da parte della Juventus. Ma ha sospeso la pena chiedendo chiarimenti sulle responsabilità individuali di alcuni dirigenti del Torino, tra cui l’ex vicepresidente Pavel Nedved.
Quest’ultimo è stato assolto lunedì.
Confermate ad aprile altre squalifiche di ex allenatori e dirigenti: due anni e mezzo di squalifica per l’ex ds Fabio Paratici, oggi al Tottenham; Due anni per l’ex presidente Andrea Agnelli o sedici mesi per l’attuale ds, Federico Cherubini.
I bianconeri potrebbero riprendere in mano il Collegio Garanzia, che potrebbe prolungare quella serie sportiva extra nella postseason, che si concluderà il 4 giugno.
Tanto più che la Juventus rischia un’altra sanzione, ritiro di punti o multa, in altra separata azione, per una diversa presunta infrazione contabile: rinviare il pagamento degli stipendi dei suoi giocatori durante la pandemia di Covid-19 per ridurre le proprie perdite, senza fare riferimento al organi sportivi.
La UEFA lo ha visto
La Juventus è accusata di aver annunciato il mancato pagamento degli ingaggi per quattro mensilità, nella primavera del 2020, ma di fatto si è accordata con i suoi giocatori, tramite apposite convenzioni, di pagarne tre nell’esercizio successivo. Avrebbe ripetuto queste “manovre di stipendio” durante la stagione successiva.
Il processo di giustizia sportiva si basa in gran parte su un’inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura della Repubblica di Torino due anni fa.
Quest’ultimo a dicembre ha chiesto il licenziamento della società e di dodici ex amministratori e dirigenti, tra cui l’ex presidente Andrea Agnelli, per numerose presunte appropriazioni indebite. Tuttavia, non è prevista una decisione su un possibile processo prima dell’autunno.
John Elkann, presidente di Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla questo club quotato, ha ribadito ad aprile che “la Juventus non ha commesso alcun illecito” in questi casi.
Nel bel mezzo del procedimento, Andrea Agnelli si è dimesso alla fine di novembre dalla carica di presidente, dopo dodici anni di successi alla guida della Juventus, come l’intero consiglio di amministrazione.
Oltre a queste azioni in Italia, la Juventus è anche l’obiettivo di un’indagine UEFA su “presunte violazioni finanziarie”. Il club è sotto stretto controllo da parte della UEFA, con la quale ha concluso la scorsa estate un piano di rilancio triennale per rispettare il fair play finanziario.