lunedì, Marzo 10, 2025

Critici di Hugues Dayes: “L’abbé Pierre”, un’autobiografia trascurata dal suo traduttore

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Nel suo film, Frédéric Tellier cerca innanzitutto di rinfrescarci la memoria, di rinfrescare i nostri ricordi Ripristinare la giovinezza di Henry GrosNacque a Lione da una famiglia cattolica borghese. La guerra, il tentativo di diventare frate cappuccino, il sacerdozio come vicario a Grenoble, la partecipazione alla resistenza, l’avvio della vita politica come vicario nel dopoguerra e l’avvio della fondazione del Centro Emmaus. Inizialmente è stato pensato come luogo di ritrovo per i giovani, che si trasformerà in un centro di accoglienza per tutti gli esclusi dalla società, per i senzatetto… e poi appare il film Episodi più popolaricome l’appello dell’abate alla radio per trovare aiuto a tutti i poveri che muoiono di freddo, durante Terribile inverno del 1954.

C’è la parte dell’abate Pierre, la sua parte gravitàIl suo talento da pulpito, la sua fama mediatica. C’è anche il lato della coda, di cui spesso un uomo cade preda dubbio, di salute fragile, può contare fortunatamente su una donna uscita dall’ombra, una compagna fedele, Lucy Cotaz, un vero pilastro di Emmaus. Infine, il film di Teller rende giustizia a questa grande donna dimenticata nella storia, e questa è una delle virtù di questa biografia.

Ma la sua qualità principale è il casting: Benjamin La Vernet (visto in “Party Feeling” e “The Speech”), il comico Francis, abita letteralmente il suo personaggio, e Ricrea abilmente tutte le complessità dell’Abbé Pierre. Al suo fianco, Emmanuelle Bercot nei panni di Lucie Cotaz si rivela una preziosa partner… Questo film biografico è certamente tradizionale nello stile, ma Grazie ai suoi traduttori, fa rivivere utilmente la lettera del famoso abate – che purtroppo rimane attuale.

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