Editoriali In pompa magna, i prodotti sono orgogliosamente timbrati nero giallo rosso… Diverse aziende del regno si sono imbarcate nella produzione di mascherine all’inizio della crisi. I risultati di oggi? Non troppo incoraggiante: più della metà ha già gettato la spugna. La quarta ondata può rinforzare i sopravvissuti.
di Cecil Dango
NSDoveva essere un simbolo di una transizione riuscita (quanto meno possibile), ripristinando un po’ di indipendenza strategica nei confronti di alcuni paesi terzi. Poco prima dell’estate del 2020, dopo settimane di gravi carenze, diversi operatori industriali belgi – all’epoca ne avevamo elencati decine – decisero di intraprendere la produzione di mascherine essenzialmente chirurgiche. Vengono supportati i business plan, negli stabilimenti si fa spazio per ospitare macchine completamente nuove e il personale viene mobilitato, a volte in numero: una sessantina di persone nell’ECA, una ventina nella Deltrian. E le autorità non esitano a mettere mano al portafoglio per sostenere alcuni di questi progetti: la regione vallona sta investendo 250.000 euro in Deltrian Protection Equipment, una filiale di Fleurusienne, creata per l’occasione. Progetti per lo più ambiziosi e promettenti. A più di un anno e mezzo dall’inizio della crisi, che fine hanno fatto loro?
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