Martedì 18 giugno, durante un’intervista alla stampa quotidiana regionale, Emmanuel Macron è tornato sui motivi che lo hanno portato a sciogliere l’Assemblea nazionale, per provocare un momento democratico della verità, una “partenza” contro l’ascesa dell’estremismo. In un esercizio nel quale non si è vergognato di sbagliare, il capo dello Stato ha distorto le presentazioni politiche al di fuori dell’arco repubblicano, ha chiesto un voto di fiducia e ha promesso più apertura, in sostanza, su come sarebbe stato governato, se la sua squadra vince, a giugno. 30 e 7 luglio.
“Non l’ho fatto alla leggera. Questa è una delle decisioni più difficili che ho preso in sette anni”.
Sono le parole di Emmanuel Macron, in merito allo scioglimento dell’Assemblea nazionale, annunciato la sera della sconfitta del suo partito alle elezioni europee, avvenuta martedì 18 giugno, durante un colloquio tra il capo dello Stato e il presidente della Repubblica numero di parlamentari. Quotidiani regionali, tra cui il gruppo Centre France, in un ristorante parigino.
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Dieci giorni dopo questo pericoloso annuncio, che potrebbe aprire le porte del potere a coalizioni di entrambi gli schieramenti politici, il Presidente della Repubblica solleva il velo sui motivi della decisione che è stata fraintesa anche all’interno del suo governo. La maggioranza di.
Come siamo arrivati qui? Attivare questo strumento democratico potrebbe portare a conseguenze potenzialmente disastrose a cui, come sussurra l’entourage del presidente, la persona in questione non vuole pensare. E si rifiuta perfino di pensare.
Il rapporto che vorrebbe ricucire alle urne
Questa vicinanza ai francesi, contestata dai suoi avversari politici, e che contraddice i sussulti delle rivoluzioni sociali e i suoni delle sanzioni, è rivendicata da Emmanuel Macron, e ne fa addirittura una delle sfide della sequenza elettorale che dovrebbe ricreare l’alchimia del 2017, quando la Francia era in sintonia con la promessa di un nuovo mondo in politica.
“Voglio dire ai francesi che non sono riuscito in tutto.”
Appuyant sul pulsante, dopo il percorso del suo campo in Europa, il Presidente, decifra la crittografia nel suo entourage, e non crede che una procedura di chiarimento politico sia stata creata a scopo di lucro, per salvare l’arrivo al pouvoir estremo. Dritto. “Ho strappato il velo dell’ignoranza e, allo stesso tempo, il regime si è adattato all’idea di non dare voce ai francesi, anche se li critica”, ha detto martedì Emmanuel Macron, in un tono molto “macroniano”. ” modulo. Stava per succedere.
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Intromettendosi in tutto, mettendo il destino del paese nelle mani dei francesi, come ha chiarito nel suo discorso del 9 giugno, facendo precipitare molti elettori, mercati finanziari, classe politica e partner europei in una febbrile resa dei conti. Guardando indietro, il capo dello Stato attende un risveglio, uno shock per le coscienze: “Voglio dire ai francesi che non sono riuscito in tutto ma ho sempre fatto quello che dicevo…. È un momento di sorpresa. E’ il momento delle decisioni. Mi fido dei francesi. »
Jordan Bardella dice di volere l’unità nazionale e chiede la maggioranza assoluta per la carica di primo ministro. Un governo di unità nazionale in cui esiste solo l’io, non esiste”.
Emanuele Macron
Ma come invertire la dinamica che sembra così favorevole al Fronte Nazionale? Come contrastare il calcolo della vittoria che sembra più che mai favorevole alle offerte politiche provenienti dagli estremisti?
La campagna avviata, dalla maggioranza, si concentrerà sulle questioni di civiltà, sulle quali il Presidente sembra voler mettere un timbro a inchiostro per le date del 30 giugno e 7 luglio, riunendo così il popolare e lontano Nuovo Fronte. – La coalizione di destra RN-LR ha una funzione secondaria di svuotare i voti di protesta, con strategie politiche che hanno perso credibilità.
“Ho ricevuto un messaggio”
Giordano Bardella? “Dice di volere l’unità nazionale e allo stesso tempo chiede la maggioranza assoluta per la carica di primo ministro. “Ho capito il messaggio della sconfitta degli europei. Un governo di unità nazionale dove c’è solo l’io, non c’è”, dice il presidente, che inizia anche una forma di confessione di colpa. E ho imparato le conseguenze. Se i francesi crederanno ancora in noi, non sarà più come prima. Dovremo essere più aperti sulla sostanza delle misure e sulle modalità di governance. »
Anche le risposte alla sovranità, soprattutto in materia di sicurezza (più sanzioni contro i recidivi), sono state determinate dall’entourage del capo dello Stato.
Il desiderio di espandere l’arco repubblicano è emerso anche, sia a sinistra che a destra, dopo le elezioni legislative. A patto che, il 30 giugno e il 7 luglio, i francesi lascino tempo libero a un presidente che sembra avere in mano ben più che il futuro della Francia. E forse il suo destino.
Sebastiano Curatano
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