L’idea di Bart de Wever è quella di garantire la stessa esenzione per tutte le tipologie di reddito fino a un massimo di 2.040 euro. Se riuscisse a trasformare questa proposta in realtà, sarebbe lui a riuscire finalmente a rompere il tabù, superando un ostacolo che sembrava insormontabile sia ai lobbisti, in particolare alle banche, ma anche ai sindacati – timorosi del reclutamento delle banche – che resistevano.
La proposta di Bart de Wever: Verso una riforma globale delle regole relative al risparmio e agli investimenti
E diciamolo francamente, questa esenzione limitata al solo libretto di deposito non è in alcun modo giustificata e va a vantaggio soprattutto delle banche. Permette loro di offrire tassi di interesse scandalosamente bassi sui conti di risparmio (meno dell’1% in media, mentre il tasso di interesse di riferimento della Banca Centrale Europea è del 3,75%). Porta i risparmiatori a preferire investire dove perdono denaro se si tiene conto dell’inflazione.
Mettendo tutti gli investimenti su un piano di parità, i risparmiatori saranno incoraggiati a fare scelte più redditizie. E questo è un bene per loro.
Per quanto riguarda le banche, sicuramente faranno profitti un po’ meno facilmente. Ma ad eccezione di alcune istituzioni che hanno fatto troppo affidamento su magri conti di risparmio per finanziare mutui ipotecari a tassi di interesse molto bassi, non devono preoccuparsi della loro salute finanziaria.
Pertanto, Bart de Wever agirà coerentemente con la sua retorica che chiede una politica economica coraggiosa diretta a difendere gli interessi dei consumatori. Il che si adatta anche alla logica della N-VA di voler privatizzare alcune aziende come Belfius. Riducendo la propria quota nel capitale della banca, lo Stato può, oltre a sborsare miliardi, risolvere i problemi di conflitto di interessi e concentrarsi sul proprio ruolo di regolatore. Ruolo primitivo.