“Ci troviamo ancora una volta in una crisi di accoglienza”, ha affermato il liberale durante la conferenza Open Vld a Bruxelles. “Ad un certo punto dovremo osare avviare una discussione difficile: cosa possiamo fare e cosa dobbiamo fare?” si interroga sugli spazi di accoglienza non ancora allestiti.
Il Belgio si è lamentato nelle ultime settimane dell’arrivo di molti richiedenti asilo già registrati altrove nell’UE (e quindi, secondo il controverso Regolamento Dublino, dovrebbero essere accuditi nel primo Paese ufficiale di arrivo), e di persone la cui nazionalità è raramente concesso il diritto di asilo (qui è stata definita la Serbia e la sua politica clemente in materia di visti). Belgio, Austria e Paesi Bassi saranno più preoccupati per questi nuovi arrivati che sono considerati “oberati di lavoro” dalla rete di accoglienza.
Così sabato, il primo ministro Alexandre de Croo ha chiesto maggiore solidarietà europea. “Arriva un momento in cui noi, come Paese, dobbiamo dire: abbiamo fatto la nostra parte (…) non è più possibile per alcuni Paesi fare grandi sforzi e altri molto meno”, avanza. Sabato il partito ha accettato il principio di sostenere a livello europeo una chiave per la distribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo, che sostituirà il sistema di Dublino.
Di tale riforma si discute infatti da molti anni a livello europeo e la Commissione ha già avanzato una proposta in tal senso (il famoso “Patto Immigrazione e Asilo”), ma non tutti i Paesi concordano sui requisiti di reinsediamento delle quote.