Un ruolo così nuovo che sta gradualmente prendendo forma nella selezione: “Ci sono casi in cui devi portarlo in nazionale con il rinnovo della generazione. Ci sono strutture per aiutare con la transizione. Cerco di dedicare più tempo possibile al gioco, nel calcio non si risolve mai nulla. Non ho giocato molto come terzino sinistro nella mia carriera. Non importa dove devo giocare, accetto. Anche se è un guardiano. Le istruzioni sono chiare e precise. Essere un terzino sinistro richiede più giudizio nel gioco e mi permette anche di essere più offensivo. Sono principalmente un difensore centrale, ma perché non posso essere un terzino sinistro in futuro? Non ho problemi con quello. Ci vuole sempre tempo per adattarsi, ma sarà un piacere. È un vantaggio poter giocare in più posizioni, soprattutto essendo mancino”.
E per aggiungere: “Ci ha fatto piacere poter battere la Germania in casa. E soprattutto dimostrare tra di noi che ce la possiamo fare, soprattutto all’estero. Adesso dobbiamo riuscire a farcela nel tempo perché non costruiamo una nuova generazione in due partite… Siamo concentrati sul nostro calcio, spero che un giorno troverai un soprannome per la squadra”.
Il teatro non si unirà alle “speranze europee”. “È rimpianto? Sì o no. Volevo andare lì per aiutare i membri della squadra. Vogliamo sempre giocare gli Europei, soprattutto perché la qualificazione per i Giochi Olimpici era possibile. E la scelta a cui non ho preso parte è stata quella di finito con l’attrezzo. Forse il mister conta molto su di me nei Diavoli”. Ci sono passaggi tra demoni e speranza: dimostrano che c’è qualità nelle nostre giovanili”.
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