Dopo due anni di calo, il personale ospedaliero ha registrato il più grande aumento di stipendio in oltre dieci anni nel 2020. Quell’anno, lo stipendio medio a tempo pieno era di 2.463 euro, ovvero 150 euro in più rispetto al 2019.
Lo stipendio netto medio di 1,1 milioni di dipendenti del governo ospedaliero è aumentato del 5,9% nel 2020, “la crescita più forte in più di un decennio”, secondo i dati pubblicati mercoledì da Insei e Driss.
Questa è la “crescita più forte in più di un decennio” per i dipendenti degli ospedali pubblici. Dopo due anni di calo, i loro stipendi sono rimbalzati a una media di 2.463 euro a tempo pieno, con un aumento di quasi 150 euro rispetto al 2019.
I due organismi ufficiali di statistica segnalano un “forte aumento” causato principalmente dai “bonus Covid” da 500 a 1.500 euro che sono stati pagati dopo la prima ondata di pandemia a “circa quattro clienti su cinque”. Il “Ségur de la santé”, negoziato a metà del 2020, ha svolto un ruolo minore, poiché l’aumento generale è entrato in vigore in due fasi: 90 euro a settembre, poi 183 a dicembre.
Leggera diminuzione della disuguaglianza salariale
Escludendo questa valutazione, gli operatori sanitari (tra cui farmacisti e dentisti) hanno registrato un aumento del reddito inferiore (+2,8%) rispetto agli altri fattori. D’altra parte, gli agenti a salario inferiore hanno beneficiato maggiormente degli agenti a salario fisso, siano essi appaltatori (+8,5%) o dipendenti pubblici di classe C (+8%).
Di conseguenza, i “differenzi salariali” sono leggermente diminuiti, in particolare tra gli uomini, “che sono sovrarappresentati tra i salari più alti”. Anche il divario tra uomini e donne si è ridotto, scendendo sotto la soglia del 20%: nel complesso, gli stipendi delle donne sono ancora del 19,1% inferiori a quelli degli uomini, ma “a parità di profilo” la differenza è scesa al 3,4%.