È un Natale un po' anticipato per Georgia Meloney. Innanzitutto c'è stata la divina sorpresa dell'agenzia di rating Moody's, che la settimana scorsa ha alzato l'outlook sul rating dell'Italia, portandolo da negativo a stabile. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha promesso di “non imporre l'austerità ai suoi partner” nel quadro dei negoziati sulla riforma del Patto di stabilità europeo.
Il governo italiano riceverà ora i suoi premi. Secondo un dirigente di Roma, la Commissione europea dovrebbe approvare le modifiche proposte al piano di ripresa post-Covid al più tardi questo venerdì. Una quarta tranche di 16,5 miliardi di euro potrebbe essere versata all’Italia entro la fine di quest’anno.
Sfidare l'ira dei sindaci
Questo è l'epilogo di una saga lunga mesi. Dall'approvazione della scorsa estate da parte del ministro per gli Affari europei, Raffaele Fito, nascono ritardi enormi che non possono essere colmati. Per questo ha presentato a Bruxelles una lista di 144 obiettivi da modificare o eliminare, sui 349 obiettivi previsti dall'ex presidente del Consiglio Mario Draghi.
Un piano di risanamento giudicato “impossibile” da Giorgia Meloni, la quale sostiene che alla carenza di materie prime e all'esplosione dei costi causata dalla guerra in Ucraina si è aggiunta la carenza di competenze amministrative italiane.
Il governo ha cancellato nove progetti, suscitando l'ira degli enti locali, principali beneficiari del progetto, che prevede investimenti per 40 miliardi di euro. Assicura che difficilmente verranno completati entro i tempi previsti. Si tratta di 16 miliardi di euro, di cui 13 miliardi destinati ai Comuni, anche se legati a futuri progetti ferroviari o al sostegno dell'efficienza energetica degli edifici.
«Saranno realizzati con altri fondi di finanziamento nazionali, soprattutto grazie al progetto europeo RePowerEU, dedicato alla transizione energetica», assicura Raffaele Fito all'Anci (Associazione nazionale comuni italiani).
Un fallimento impensabile ma possibile
Bruxelles ha deciso di scendere a compromessi. L’Italia è stata la prima beneficiaria del piano di salvataggio in Europa. Un fallimento avrebbe conseguenze profonde per la struttura di bilancio dell’UE. Ciò potrebbe minare ogni tentativo futuro di liberarsi dalle regole di bilancio considerate troppo rigide da molti Stati membri e di ridurre il debito comune europeo.
A Roma, che prevede di raccogliere 191,5 miliardi di euro entro il 2026, il piano di salvataggio non dovrebbe solo contribuire a modernizzare un Paese che tradizionalmente ha avuto una volontà debole in termini di riforme. Evitare la recessione all'orizzonte è essenziale per l'economia transalpina, ancora una volta stagnante. Le previsioni di crescita sono state appena riviste al ribasso ad un bassissimo +0,7% quest'anno.
Un ruolo importante nell’economia
Anche l'impatto del piano di ripresa sul Pil della penisola è stato rivisto al ribasso. Inizialmente era stato stimato all’1,7% tra il 2021 e il 2023, ma secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), responsabile della stima del bilancio, è finito solo allo 0,8%. “Nel contesto della recessione economica e delle crisi internazionali, il ruolo del piano di ripresa nel sostenere l'economia è importante”, valuta l'UPB. Non può permettere alcun ritardo.
Secondo un recente rapporto della Corte dei Conti, in tre anni è stato speso meno del 10% dei fondi stanziati e solo l'1% dei 172.000 progetti previsti è stato portato a termine.