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Copia | La società italo-montrealese e la questione della lingua

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Copia |  La società italo-montrealese e la questione della lingua

Il dibattito sul posto della lingua francese nella società italiana riemerge spesso ed è molto controverso, come dimostra il discorso d’opinione dell’avvocato Ralph Mastromonaco.1 Pubblicata il 17 aprile, presentava la tesi secondo cui agli italiani veniva sistematicamente negato l’accesso alle scuole cattoliche francesi.




Tuttavia, la questione del conflitto linguistico nasce dalla situazione più complessa in cui si trovano gli italo-quebecchesi.

Negli anni ’60 il Quebec, travolto da una rivoluzione pacifica, si trovò di fronte alla questione del declino della lingua francese. A quel tempo, il sistema educativo era diviso tra il ramo anglo-protestante e il ramo cattolico, la Montreal Catholic School Authority, divisa tra scuole francesi e inglesi.

Gli immigrati possono scegliere liberamente la propria scuola. La maggior parte degli italiani scelse i consigli scolastici cattolici. La Chiesa però non cercò a tutti i costi di preservare la lingua francese, ma impedì invece agli italiani cattolici di tornare nelle scuole protestanti.

Durante e dopo la prima ondata migratoria, esistevano scuole trilingue per italo-quebecchesi che insegnavano anche francese, inglese e italiano (fino al 1931).

Inoltre, dobbiamo riflettere anche sulla realtà dell’immigrazione di allora, caratterizzata da una grande mobilità nel Nord America. Tenendo conto del fatto che l’inglese è la lingua del lavoro e degli affari per gli immigrati provenienti da contesti economici difficili, l’accesso all’istruzione multilingue era un prerequisito essenziale per garantire la possibilità di progresso sociale.

Il sistema scolastico è stato molto flessibile sulla questione linguistica fino all’ascesa del movimento nazionalista che ha avviato l’intero dibattito sul massiccio afflusso di nuovi immigrati e sul declino della lingua francese.

Accoglienza degli immigrati nel secondo dopoguerra

In primo luogo, gli immigrati italiani si trovavano coinvolti in un sistema in profonda trasformazione: mentre la rete di scuole cattoliche di lingua inglese cresceva in modo significativo negli anni ’90 e ’60, il grande afflusso di immigrati superava in numero le scuole cattoliche di lingua francese.

Come molti testimoniarono all’epoca, non mancarono certo le obiezioni da parte degli italiani che volevano integrarsi nell’ambiente scolastico francofono, e non si può escludere qualche discriminazione. Ma non ci sono prove che questo rifiuto fosse il risultato di un piano specifico.

D’altro canto, gli studenti di origine italiana si stanno gradualmente spostando verso le scuole inglesi.

E, allo stesso tempo, abbiamo notato un calo delle scuole bilingui. Per i motivi sopra esposti, gli italiani successivamente, secondo le leggi dell’epoca, insegnarono il francese come seconda lingua nelle scuole cattoliche inglesi.

Conflitto linguistico

Questa situazione creò una dannosa polarizzazione del dibattito: i quebecchesi francofoni, con l’ascesa del nazionalismo, iniziarono legittimamente a preoccuparsi del declino della lingua francese, soprattutto nella regione di Montreal.

Tuttavia, la risoluzione della questione della lingua di istruzione avrebbe dovuto essere risolta dal governo a livello provinciale per garantire una soluzione equa per l’intera popolazione. La legge 101 non entrò in vigore fino al 1977.

Questa polarizzazione ha fatto degli italiani il capro espiatorio: sono visti dai francofoni come i catalizzatori della crisi francese a causa della loro scelta di scuole inglesi, mentre gli italo-quebéser reclamano la libertà di scelta della lingua di insegnamento.

Si arriva così al momento di grande crisi tra la comunità italo-montrealese e quella francofona: la crisi di Saint-Léonard. Il distretto faceva parte del Gruppo Scolastico Jérôme-Le Royer, che adottò il Movimento per l’Integrazione Scolastica (MIS) che vinse le elezioni scolastiche. Risoluzione per fare del francese la lingua di insegnamento nelle scuole.

La comunità italiana si oppose fermamente a ciò. Si considerava un bersaglio diretto perché l’imposizione del francese come lingua di insegnamento era limitata a un gruppo scolastico, non nazionale, in un distretto con un’alta densità di popolazione di origine italiana (circa il 40%).

Foto di Michael Gravel, Archivi Law Press

Il 10 settembre 1969, italiani e quebecchesi francofoni si scontrarono a Saint-Léonard.

Gli italiani resistettero a questa imposizione fondando scuole inglesi segrete. La radicalizzazione delle fila portò nel settembre 1969 agli scontri tra italiani e quebecchesi francofoni, conosciuti come la battaglia di Saint-Léonard, che causarono numerosi feriti e provocarono l’intervento di centinaia di agenti di polizia. Fino alla fine degli anni ’70 continuarono tensioni significative tra francofoni e italiani.

Possiamo comprendere le ragioni per cui la questione linguistica è importante per la società italiana. In fase di profondo cambiamento in Quebec, gli italiani, il terzo gruppo sociale più numeroso negli anni Cinquanta e Sessanta, furono coinvolti in un conflitto linguistico che aveva già radici profonde.

Le scelte della lingua di insegnamento fatte dagli italiani erano il prodotto di un sistema linguistico allora flessibile, quindi ancor più da parte dei nuovi arrivati ​​e si poteva scegliere tra la scuola francese e quella inglese. L’orientamento massiccio degli italiani verso l’educazione in inglese, per scelta e dovere, li ha purtroppo posti al centro di questo conflitto linguistico.


1. Leggi la lettera “La società italiana e la lingua francese”.


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