mercoledì, Novembre 27, 2024

“Dalla superficie all’abisso”, secondo l’UNESCO, gli oceani del mondo si stanno deteriorando a un “tasso senza precedenti”

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L’oceano può svolgere un ruolo essenziale nel ciclo del carbonio del pianeta – ne contiene quaranta volte più dell’atmosfera – ed è quindi fondamentale per le condizioni della vita sulla Terra, ma le attività umane ne stanno abusando, costringendolo ad assorbire sempre più calore in eccesso. Questo riscaldamento rappresenterebbe il 40% del rapido aumento medio del livello del mare – un aumento che è raddoppiato negli ultimi 30 anni, raggiungendo circa 9 centimetri.

Fisicamente e chimicamente, lo stato del mondo oceanico si sta deteriorando. Stanno perdendo il loro ossigeno – tra lo 0,83% e il 2,42% negli ultimi 60 anni – diventando più acidi e soffrendo di un inquinamento diffuso, inquinamento e plastica in particolare.

Queste mutazioni colpiscono l’intero mondo marino. il riscaldamento, in particolare, “Dalla superficie all’abisso, tutto ciò sta accadendo a un ritmo accelerato e senza precedenti”.avverte l’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, che pubblica lunedì 3 giugno il “Rapporto sullo stato degli oceani 2024”.

Frutto della collaborazione di quasi cento autori provenienti da ventotto paesi, questa sintesi arriva dalla Commissione oceanografica intergovernativa (IOC), l’organismo di cooperazione scientifica oceanica dell’UNESCO. Il suo scopo è quello di riferire sui progressi delle conoscenze realizzati nel quadro del “Decennio delle scienze oceaniche” sotto gli auspici delle Nazioni Unite e di identificare le lacune nella ricerca.

Perdita di fanerogame marine e mangrovie

Lì troviamo statistiche sui disastri che sono già state parzialmente riportate dagli esperti di clima e biodiversità, così come alcuni elementi meno menzionati ma preoccupanti. Si diffondeAlessandria – Qui sono elencate ad esempio le microalghe che producono neurotossine in grado di causare paralisi. Il rapporto descrive inoltre in dettaglio gli impatti della perdita di fanerogame marine, mangrovie, distese fangose ​​e paludi costiere, che si stima siano diminuite dal 20% al 35% dal 1970, nonostante siano rifugi per la fauna selvatica e campioni di stoccaggio del carbonio.

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Per Vidar Helgesen, segretario esecutivo del Comitato olimpico internazionale, la notizia peggiore che esce da questo quadro desolante è senza dubbio la mancanza di progressi nel sostegno alla ricerca nonostante la gravità della situazione. Ma ora la questione va ben oltre, ritiene l’ex ministro dell’ambiente norvegese. “Anche se dobbiamo dotarci dei mezzi per comprendere meglio ciò che sta accadendo e valutare le conseguenze a lungo termine, non possiamo rinviare l’azione a più tardi. Lui dice. Non abbiamo una conoscenza completa di ciò che sta accadendo nell’oceano, ma ne sappiamo abbastanza per agire! La crisi degli oceani è grave e ogni anno, ogni mese, ogni giorno peggiora. »

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