Mentre le tariffe autostradali dovrebbero aumentare del 4,75% quest’anno, un rapporto della FSA, pubblicato da Le Canard enchaîné dal 2021, ha messo in dubbio i profitti realizzati dalle due maggiori reti autostradali. Gli esperti hanno persino suggerito una riduzione del prezzo del 60% per ristabilire l’equilibrio. LFI chiede l’apertura di una commissione d’inchiesta.
cQuesto è il tipo di rapporto che farà piangere gli automobilisti e farà riflettere i sostenitori della rinazionalizzazione: nel 2021 l’Ispettorato delle Finanze e il Servizio ispettivo del Ministero dell’Ambiente hanno restituito al Ministro dell’Economia un rapporto riservato sulla situazione”. Modello per le Società Concessionarie Autostrade (SCA).
Nel documento di 65 pagine divulgato mercoledì da L’anatra legata, gli ispettori indicano “una redditività significativamente superiore alle attese” per due dei suoi affiliati, ASF-Escota (Gruppo Vinci) e APRR-Area (Eiffage), che da soli rappresentano i due terzi della rete francese. La redditività raggiungerà circa il 12%, mentre l’obiettivo fissato nel 2006 durante la privatizzazione da parte dello Stato e delle autorità mobiliari e merci era solo del 7,67%. Quanto basta per deliziare gli azionisti, meno gli autisti, che a febbraio dovranno assorbire un aumento del 4,75% delle tariffe.
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Gli esperti ipotizzano tre ipotesi per tornare agli obiettivi fissati all’origine del contratto: o una chiusura anticipata delle franchigie, che dovrebbero concludersi tra il 2031 e il 2036; Cioè una riduzione del prezzo del 60%; Ovvero, lo Stato incassa oltre il 63% del totale dell’avanzo di gestione generato dai due maggiori gruppi fino al termine delle concessioni. Tre percorsi interrati dal ministero dell’Economia?
“Non abbiamo mai seppellito niente”.
«Non abbiamo seppellito proprio niente», si lamenta un consigliere del ministero, «altrimenti non avremmo ordinato il rapporto!» Percy ricorda che Bruno Le Maire aveva contattato l’Ispettorato delle Finanze, nell’ambito di un contenzioso con la Securities and Commodities Authority, dopo che la Finanziaria 2020 ha votato l’aumento della Tassa di Pianificazione Territoriale (TAT) Quanto alle modalità citate, “la stessa relazione dice che le prime due modalità sono giuridicamente inconcepibili”. .
Questo è stato sufficiente per far saltare l’avversario. Chiedo una commissione d’inchiesta su questo scandalo! Stop alle estorsioni! Il deputato Insoumès Bastien Lachaud ha risposto, mentre il socialista Boris Vallaud ha chiesto di “vedere questo rapporto”. Impossibile, rispose Percy, citando il segreto commerciale.
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Opportunità di calendario, questo giovedì è apparso il rapporto dell’autorità di regolamentazione dei trasporti. L’ART stima il tasso di rendimento interno per le società storiche (di cui fanno parte APRR e AREA) al 7,8% nel 2021. Nonostante una significativa rivalutazione del TAT (882 milioni di euro), ritiene l’impatto “basso” data la tendenza opposta nella tassazione del pubblico. Così, rileva, “la progressiva riduzione dell’imposta sulle società, dal 2018 al 2022, ha portato, per la storica SCA, a plusvalenze per 7,9 miliardi di euro, corrispondenti a un aumento in percentuali dieci volte superiore” al tasso di rendimento!
Ciliegina sulla torta, “l’indicizzazione dei corrispettivi pattuiti nei contratti è favorevole per SCA nell’attuale contesto inflazionistico”, scrive il rapporto Le conseguenze: è in atto una perdita cumulata per l’utenza di 5,4 miliardi di euro.
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“Contratti di peccato originale”
“Il peccato originale sono i contratti”, grida il senatore centrista Vincent DeLaye. La decisione della commissione d’inchiesta nel 2020 sulla SCA, denunciava i termini della privatizzazione nel 2006 e della rinegoziazione nel 2015 come “molto favorevoli alle compagnie autostradali” guidate da Segolene Royal ed Emmanuel Macron, rispettivamente ministro dell’Ambiente e dell’Economia all’epoca. Vincent Delahaye chiede l’organizzazione di una tavola rotonda dove si parlerà degli equilibri finanziari. Il ministro dei Trasporti, Clement Bonne, ci sarebbe rimasto. Il senatore propone anche di non prolungare più i contratti. L’ART, nella sua relazione, auspica una riduzione della durata dei contratti, e “nel caso in cui non siano ipotizzabili contratti brevi, raccomanda di rinegoziarli in maniera più rigorosa”.
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