Il 22 febbraio 1984, le ricerche nello Standard hanno rivelato Pot-aux-roses. Conti confiscati, soldi accumulati, confessioni del presidente e dell’allenatore e il terremoto ha scosso la regione di Liegi e tutto il calcio belga.
“Ricordo che tra due allenamenti presi la macchina per andare a mangiare con il gruppo. Ho acceso la radio e ho sentitoScandalo allo Standard de Liegi, caso di corruzione…”. Eravamo tutti sbalorditi, anche gli otto che sapevano, perché per un momento non immaginavano che l’amministrazione avrebbe lasciato la minima traccia di questo schema. Nei giorni successivi abbiamo dovuto essere interrogati dagli inquirenti. “Ci siamo chiesti cosa poteva succedere. Noi? La pressione dei media e dell’opinione pubblica è stata enorme. Mettere la tua foto in prima pagina sulla stampa popolare è molto pesante. E stavamo scrivendo la storia, perché le persone stavano scoprendo i soldi neri per il calcio.“.
“La gestione dello standard ci ha messo molta pressione ad ammettere. Era convinta che le cose si sarebbero calmate facilmente se avessimo offerto tutti la stessa versione: abbiamo pagato i bonus di vittoria in modo che non ci fossero vittime alla fine dell’incontro. Si diceva addirittura che l’idea fosse venuta solo dopo la partita, grazie per l’assenza di infortunio“.
-“Durante gli interrogatori e poi nelle settimane successive, c’era molta solidarietà tra di noi e ci siamo uniti per coerenza. Ci penso a volte“.
-“Con condanne e squalifiche abbiamo perso soldi, contratti e scelte con le nostre nazionali”. Ad esempio in Francia sono stati privati di 84 euro i Red Devils, Gerets, Vandersmisen, Placers, Dearden, Meos e Priudome.“.
-“Standard ha subito pagato a caro prezzo il suo errore. Ha giocato (e perso) la finale di Coppa del Belgio contro il Gent con una squadra letale. E negli anni a seguire, chi come me non poteva lasciare il club si è ritrovato in una squadra decapitata, in un club caduto in disgrazia, umiliato e il cui futuro era in pericolo. Quei 2-3 anni sono stati molto difficili per noi“.
-“Io sono uno di quelli che ha dovuto partire. E me ne sono pentito, perché ero così legato allo Standard, mi piaceva così tanto: il grande pubblico, il livello di gioco, la vicinanza a casa mia, la reputazione del club… Ho perso tutto, mentre ancora Mi sono visto lì 4 o 5 anni“.