Pubblicato il 3 ottobre 2022 alle 16:58.
ROMA – Quando gli italiani si sono recati alle urne il 25 settembre, hanno votato in un contesto di crisi energetica e climatica senza precedenti. L’inverno si sta avvicinando rapidamente e il prossimo governo dovrà affrontare l’arduo compito di proteggere i cittadini e le imprese, rafforzando al tempo stesso la resilienza climatica dell’Italia e onorando la sua giusta quota di riduzioni delle emissioni.
Il clima estremo di quest’estate è un’anticipazione delle sfide climatiche future. Temperature anomale, siccità e inondazioni catastrofiche hanno recentemente causato molte morti, perdite economiche e danni considerevoli. Gli italiani dovrebbero ricordare che vivono in un territorio descritto dagli scienziati come un “punto caldo” per il cambiamento climatico. Il Mediterraneo è una delle regioni del pianeta più colpite dai cambiamenti climatici, con temperature che aumentano del 20% più velocemente rispetto alla media globale.
L’Italia sta già registrando un riscaldamento di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, e i costi umani ed economici delle sue emissioni passate e delle sue scelte infrastrutturali a breve termine continuano ad aumentare. Tra il 1980 e il 2020, l’Italia ha subito 21.000 morti a causa di eventi meteorologici estremi, dietro solo a Germania e Francia su scala europea. Allo stesso modo, negli ultimi 50 anni, frane e inondazioni hanno costretto più di 320.000 persone a evacuare le proprie case e hanno eroso 40 milioni di metri quadrati di costa. Oggi il 91% delle città italiane e 12.000 beni culturali sono a rischio frane e alluvioni.
Il futuro sembra cupo. Da qui al 2100, le temperature estive in Italia potrebbero aumentare fino a 6°C, e le precipitazioni estive diminuirebbero del 40%. Senza un’azione urgente, il numero di giorni di ondate di caldo ogni anno potrebbe aumentare del 400% entro il 2050 e del 1.100% entro il 2080. Per una città come Roma, questo significa 28 giorni di ondate di caldo estremo ogni anno.
I costi economici aumenteranno con l’aumento delle temperature e colpiranno soprattutto le fasce di popolazione più vulnerabili. Secondo alcune stime, i cambiamenti climatici rischiano di ridurre il Pil pro capite italiano dell’8% entro il 2100. Sul fronte delle infrastrutture, le perdite superano i 15 miliardi di euro, i costi legati all’innalzamento del livello del mare e alle inondazioni costiere sfiorano i 6 miliardi di euro, il valore dei terreni agricoli è diminuito di oltre 160 miliardi di euro e la riduzione della domanda nel settore turistico costa 52 miliardi di euro. euro. manto nevoso invernale).
Le recenti tragedie come il crollo del ghiacciaio della Marmolada e le gravi inondazioni nella regione di Marsiglia sono il segnale di nuovi rischi ambientali. Rivelano come le conseguenze socioeconomiche e politiche del cambiamento climatico potrebbero portare a migrazioni di massa e a nuove tensioni sulle risorse idriche, alimentari ed energetiche.
Chiaramente, il cambiamento climatico rappresenta una grave minaccia per la sicurezza nazionale dell’Italia. Tuttavia, gli attori politici italiani non sono molto espliciti al riguardo. Mentre gli elettori italiani diventano sempre più consapevoli del problema e chiedono un’azione, alcuni candidati politici stanno affrontando la questione. Per decenni, i governi e i partiti politici italiani hanno ampiamente ignorato la minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per la sicurezza e la prosperità del Paese.
L’incapacità di formulare piani credibili sul percorso verso la transizione energetica riflette il rifiuto dell’Italia anche solo di riconoscere le implicazioni climatiche che derivano dalle sue attuali fonti energetiche. In un Paese a lungo dominato dal settore del gas naturale, l’establishment politico e i media mainstream sono stati riluttanti a discutere la questione delle società statali del gas. Di conseguenza, solo un terzo degli italiani è consapevole dell’inquinamento causato dal gas naturale, nonostante sia la principale fonte di emissioni del Paese.
Un nuovo governo segnerà una nuova direzione. Tuttavia, la finestra di opportunità si sta chiudendo rapidamente. Il prossimo governo deve capire che non può esserci protezione del clima senza l’UE, per evitare una traiettoria di riscaldamento che renda intere aree d’Italia inadatte all’edilizia abitativa o al turismo.
Quanto più velocemente le principali economie mondiali si decarbonizzeranno, tanto meglio sarà per l’Italia. Il prossimo governo dovrà sostenere l’agenda climatica dell’UE e fare la sua parte per renderla un successo. Gli investimenti nella resilienza climatica dovrebbero essere sostenuti poiché i cambiamenti legati al clima sono una delle principali cause di migrazione di massa in tutto il mondo, in particolare in Africa e nella regione del Mediterraneo.
L’Italia ha bisogno di nuovi massicci investimenti pubblici nella decarbonizzazione. Tuttavia, nella misura in cui deve rispettare anche i principi di sostenibilità del debito, il Paese deve attuare politiche innovative per mobilitare il settore privato a sostegno dell’azione per il clima.
Allo stesso tempo, il prossimo governo deve capire che tentare di proteggere il clima attraverso semplici soluzioni tecnologiche o un approccio di intervento dall’alto verso il basso porterà solo a una reazione politica. La democrazia prospera sulla sua capacità di innovazione, responsabilità, trasparenza e inclusione. I leader politici italiani non possono più lasciare la strategia energetica del Paese nelle mani di poche aziende, anche se controllate dallo Stato.
Infine, il prossimo governo dovrà essere consapevole delle molteplici interdipendenze tra economia e ambiente. Non può esistere un’economia sicura senza un clima sicuro, così come non è possibile la sostenibilità climatica senza un’economia forte ed equa. In definitiva, non può esserci scelta tra obiettivi economici e obiettivi ambientali.
Non si conosce il percorso del prossimo governo. Solo gli italiani di tutte le convinzioni politiche possono sostenere un piano per salvaguardare la sicurezza e la prosperità dell’Italia in un mondo che si riscalda.
Tradotto dall’inglese da Martin Morel
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