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Intervista ad Arnaud Ducret: “L’abbandono e la solitudine mi perseguitano”

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Intervista ad Arnaud Ducret: “L’abbandono e la solitudine mi perseguitano”

Per Charlotte Vanpever

È un attore popolare per eccellenza, che è un termine in cui afferma di essere bravo. La televisione lo ha esposto al pubblico, il cinema lo ha chiamato, e da allora si è mosso tra i due, senza dimenticare il ritorno al teatro. Lì racconta, come nel suo programma “This is Life”, la sua vita familiare, ricreata, la vita di un padre e di un marito felici. Prima che arrivasse a Namur, volevamo sapere, tra l’altro, che figlio aveva Arnaud Ducret prima di diventare quest’uomo. E cosa si cela dietro questo poliedrico artista (perché canta e suona anche il tip tap)…

Arno, hai trascorso molto tempo lontano dal palco tra il tuo spettacolo precedente e questo spettacolo, “That’s Life”. Ha ottenuto ruoli, sia comici che drammatici, in televisione e al cinema. Ti hanno reso migliore sul palco?

Quello che dici è interessante… Quel che è certo è che non posso perdere tanto tempo quanto ho potuto dedicare al mio primo spettacolo. E forse avevo anche più bagaglio per questo…

Recitare un dramma ti rende anche più bravo a ridere?

Il dramma mi permette di non dimenticare di suonare in prima classe, essendo sempre sincero, anche per scherzo. Il dramma mi porta forse questo, ad essere meno “pesante”, ad avere un buon gioco in più.

In questo spettacolo parli della tua vita che cambia e del passare del tempo. Questo ti spaventa?

Ho letto che quando un uomo raggiunge i 40 anni, inizia a sentirsi depresso perché si rende conto che sta per morire. Ad ogni modo, non penso di essere depresso…altrimenti lo butto fuori con il mio show! (ride) Poi, quando hai figli, ti ricorda che sei immortale, perché sono i tuoi discendenti e che la vita va avanti, anche se un giorno muori. È una cosa molto paradossale che fa pensare.

Parlando della tua famiglia mista… ti consideri il miglior figlio o il miglior padre?

Penso di essere un padre migliore. E a volte cerco di essere un figlio migliore. Ma ora, ho 44 anni, mi dico “devo essere davvero un bravo papà”. Mio padre e mia madre facevano il lavoro, io facevo cose stupide e ora non ne faccio più, o almeno meno perché con questo lavoro facciamo ancora poco. Soprattutto, cerco di essere un buon padre, il che non è facile, perché il figlio che stavi giocando un ruolo importante…

Il ragazzo che hai già sognato di diventare un attore, di far ridere la gente…

SÌ. Mi è sempre piaciuto mettermi in scena ed è sempre stato un piacere vedere le persone ridere. Quando qualcuno ride davanti a me, sono felice. La vita può essere molto dura a volte e le risate ci danno un po’ di speranza nella vita. Ma ehi, sono immortale… (ride)

Nelle foto: Bruno Levi

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