ILDomenica scorsa, i ministri degli Esteri arabi hanno restaurato il regime siriano nella Lega Araba, che è stato rovesciato nel 2011 dopo aver soppresso una rivolta popolare che si è trasformata in una guerra devastante.
Questa decisione arriva sullo sfondo della riconciliazione tra Arabia Saudita e Iran, e mentre il presidente siriano Bashar al-Assad ha un disperato bisogno di investitori per affrontare il massiccio progetto di ricostruzione nel suo paese. “Le delegazioni del governo della Repubblica araba siriana siederanno ancora una volta nella Lega degli Stati arabi”, ha detto, riferendosi al testo che è stato votato all’unanimità a porte chiuse nella Lega degli Stati arabi con sede al Cairo.
Il segretario generale della Lega degli Stati arabi Ahmed Aboul Gheit ha dichiarato che il presidente al-Assad è “il benvenuto se vuole” al vertice annuale dei capi di stato dell’organizzazione araba il 19 maggio a Gedda, in Arabia Saudita.
Damasco, che non ha commentato subito quello che sembrava essere un invito, ha detto di volere “dialogo” e “rafforzamento della cooperazione” all’interno di una regione che dal 2011 ostracizza il presidente siriano. da un’ondata di solidarietà globale, a febbraio, dopo il terremoto che ha distrutto vaste aree della Siria.
“Vittoria diplomatica”
Lo specialista di affari siriani Fabrice Balanche ritiene che “questa sia una vittoria diplomatica” per Damasco, osservando che “non ci sono più ostacoli alla riapertura di tutte le ambasciate arabe in Siria”. Si tratta di una svolta drammatica visto che nel 2013 l’opposizione anti-Assad riuscì a prendere il posto della Siria al vertice della Lega Araba a Doha.
I paesi arabi avevano sostenuto i ribelli all’inizio della guerra in Siria, alla quale parteciparono partiti regionali e internazionali, dividendo il paese e lasciando circa mezzo milione di morti e milioni di rifugiati e sfollati.
E di recente, Assad ha beneficiato del terremoto del 6 febbraio che ha causato migliaia di morti in Turchia e Siria e ha innescato la solidarietà internazionale, nonché un cambiamento radicale della situazione regionale, con il riscaldamento tra Riyadh e Teheran.
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