Se n’è andato un grande goleador: Gianluca Willi, morto a 58 anni per un tumore al pancreas, ha segnato con Sampdoria, Juventus e Chelsea prima di tifare per l’amico Roberto Mancini fino al titolo italiano agli Europei del 2021.
Con la morte di Gianluca Willi il calcio perde un artista
L’annuncio della morte dell’uomo soprannominato “Lukagol” o “Il Re Leone” ha suscitato un’ondata di commozione nel mondo del calcio e in Italia, soprattutto tra i suoi ex club.
“Addio Gianluca, sarai sempre ricordato”, ha scritto la Nazionale italiana sul proprio account Twitter.
“Ti ricorderemo da ragazzo e centravanti implacabile”, ha risposto la Sampdoria di Genova sul suo sito web. “Non dimenticheremo mai i tuoi 141 gol (con la Sampdoria, ndr), i tuoi calci aerei, le tue magliette di cachemire, il tuo orecchino, i tuoi capelli biondo platino, il tuo bomber ultras. Ci hai dato tanto.
La Confederazione italiana ha annunciato che questo fine settimana sarà osservato un minuto di silenzio in tutti gli stadi italiani.
L’ex nazionale (59 presenze, 16 gol) si è distinto soprattutto nel club, vincendo all’epoca tre trofei europei: la Champions League (1996), la Coppa dei Campioni (1990, 1998) e la Coppa UEFA (1993). )
“Mancherai a molte persone. Una leggenda per noi e per tutto il calcio”, ha risposto il Chelsea, dove è stato giocatore e allenatore.
Apoteosi
Da tecnico la sua apoteosi è arrivata tardi: è entrato nella dirigenza della Nazionale di Mancini e ha sostenuto l’ex compagno di squadra e alter ego in Champions League durante l’incoronazione dell’Italia agli Europei del 2021, quando era già malato.
“Era uno spiacevole compagno di viaggio, ma dovevo andare avanti”, ha detto Willie della malattia in un documentario trasmesso da Roy.
Non avendo mai vinto un titolo con la maglia dell’Italia, si è divertito così tanto agli Europei al fianco di Mancini, che gli ha consegnato la guida della delegazione italiana.
Con le lacrime agli occhi, i due hanno condiviso un lungo abbraccio al fischio finale dopo il successo dei calci di rigore contro l’Inghilterra. Il film è andato in tutto il mondo e ha suggellato un po’ di più la loro amicizia.
Entrambi classe 1964, “I Gemelli del Gol” costituiscono la vetta dello Stadio Luigi-Ferraris di Genova. Mancini in costruzione, Willy in rifinitura, entrambi hanno consegnato in particolare la Coppa delle Coppe (1990), il titolo nazionale (1990-1991) e la finale di C1 in casa della Sampdoria.
Dopo 321 partite e 141 gol, Willy lascia la Champions League e Mancini passa alla guida del Torino. Il bambino di Cremona, di famiglia ricca, cresciuto in un castello, approdò alla Juve nel 1992 per una cifra record per l’epoca (16,5 milioni di euro).
Con la “Vecchia Signora”, ha aggiunto al suo palmarès una Coppa Uefa (1993), insieme a Roberto Baggio, e una Champions League (1996).
“Little Italy” al Chelsea
Un periodo, però, segnato da partite truccate e test antidoping contro la Juve. Già nel 1998, l’allenatore dell’AS Roma Zdenek Zeman era rimasto stupito dall’aumento della massa muscolare di Alessandro Del Piero e Willy.
“Creatina, sì, l’abbiamo presa per qualche mese. Come tutti. Legalmente”, lanciò Gianluca Vialli in un’intervista al Corriere della Sera nel 2018.
Sebbene all’epoca pochi giocatori italiani lasciassero la Serie A, è passato all’Inghilterra nel 1996 e ha fatto del Chelsea la “Little Italy” con i connazionali Gianfranco Zola e Roberto Di Matteo. Coppa delle Coppe, Coppa d’Inghilterra, Coppa di Lega, la sua bacheca è ancora piena.
La sua storia d’amore con i Blues continua in panchina, dove ha svolto anche una parentesi da giocatore-allenatore.
L’allenatore Vialy ha vinto quattro trofei, incluso un trofeo, ma è stato esonerato dopo due stagioni a causa di scarsi risultati e rapporti conflittuali con alcuni giocatori.
Dopo una breve parentesi al Watford, ritrova l’Italia e l’amico Mancini. Fino a questa calda sera di luglio 2021. “C’era amore, amicizia e persino paura […] Vialli in poche parole. “Quelle lacrime erano piene di molte cose.”
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