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L’Ungheria è sotto l’urgente minaccia di congelamento dei fondi europei

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L’Ungheria è sotto l’urgente minaccia di congelamento dei fondi europei

Gli Stati membri hanno tempo fino al 19 dicembre per votare a maggioranza ammissibile.

IlLe riforme avviate da Viktor Orban non saranno sufficienti: la Commissione europea ha raccomandato mercoledì il congelamento di oltre 7,5 miliardi di euro di fondi europei destinati all’Ungheria, in risposta ai problemi di corruzione individuati in questo Paese.

L’esecutivo europeo alla fine ha scelto di restare fermo nei confronti del leader nazionalista – nonostante le “estorsioni” di cui quest’ultimo è stato accusato, bloccando il piano di aiuti congiunti da 18 miliardi di euro di Budapest per l’Ucraina e le tasse minime sui profitti delle multinazionali.

L’Ungheria – che nega ogni legame tra questo blocco e l’emissione di fondi europei – si oppone anche alle nuove sanzioni contro la Russia, con la quale intrattiene rapporti, e resta l’unico Paese della Nato con la Turchia che non ha ratificato l’adesione della Svezia a questa alleanza. e Finlandia.

Su pressione del Parlamento europeo, la Commissione europea ha proposto agli Stati membri, che hanno tempo fino al 19 dicembre per prendere una decisione, di sospendere 7,5 miliardi di fondi di coesione che dovevano essere versati all’Ungheria nell’ambito del bilancio Ue 2021-2027.

Nei confronti di questo Paese è stata varata ad aprile la cosiddetta misura di “condizionalità” volta a proteggere il bilancio europeo dagli attacchi allo stato di diritto, una prima per l’Unione europea, in particolare a causa di “irregolarità sistematiche nell’affidamento degli appalti pubblici” , di “fallimenti” in termini di procedure legali e anticorruzione.

La prospettiva di essere privata dei fondi ha spinto l’Ungheria a compiere 17 passi per affrontare le preoccupazioni di Bruxelles, inclusa la creazione di un'”autorità indipendente” per controllare meglio l’uso dei fondi dell’UE, sospettati di arricchire i parenti di Viktor Orban.

Ma il comitato ritiene che le riforme non siano state attuate in modo soddisfacente entro la scadenza del 19 novembre. L’esecutivo europeo aveva fissato quella scadenza a settembre per dare all’Ungheria la possibilità di sfuggire a un congelamento di 7,5 miliardi di euro (circa il 20% dei fondi europei che deve ricevere nel periodo 2021-2027).

La palla è nel campo degli Stati membri

L’esecutivo europeo ha deciso anche di ratificare il piano per la ripresa post-Covid (5,8 miliardi di euro) ma allegando 27 condizioni, che includono 17 misure anticorruzione, oltre a riforme per migliorare l’indipendenza della magistratura.

“I fondi non saranno erogati fino a quando questi prerequisiti non saranno adeguatamente soddisfatti”, ha dichiarato il vicepresidente esecutivo dell’UNHCR Valdis Dombrovskis in una conferenza stampa. L’esecutivo Ue, che fino a poco tempo fa sembrava favorire un approccio conciliante nei confronti dell’Ungheria sottolineando i progressi di quest’ultima, ha infine rafforzato la propria posizione.

Secondo diverse fonti europee, l’influenza dei membri del Parlamento europeo, riuniti in plenaria la scorsa settimana, sostenitori della linea in gran parte dura contro Orban, è stata decisiva. La possibilità di censura proposta dalla Commissione in caso di sblocco dei fondi è stata addirittura suggerita, in particolare dal gruppo Renew Europe (i Centristi). Martedì il negoziatore ungherese Tibor Navrakis ha denunciato questa “enorme pressione politica” del Parlamento europeo.

A un anno e mezzo dalle elezioni europee, molti eurodeputati sono ansiosi di lanciare una campagna per difendere lo stato di diritto di fronte agli eccessi antidemocratici dell’UE.

Resta da vedere se questa linea dura sarà seguita dagli Stati membri, che dovranno prendere la loro decisione a maggioranza qualificata (15 Paesi su 27, che rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’Ue).

Il 6 dicembre è prevista una riunione dei ministri dell’Economia e delle Finanze. Se la Scandinavia ei paesi del Benelux sono stati tradizionalmente nervosi per le questioni dello stato di diritto e della lotta alla corruzione, molti paesi dell’Europa orientale e meridionale potrebbero essere più riluttanti a congelare i fondi.

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