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Lussemburgo/EuropaAlcuni genitori transfrontalieri potranno (finalmente) accedere agli assegni familiari?
LUSSEMBURGO – La Corte di Cassazione ha appena riconsiderato il caso dei lavoratori transfrontalieri a cui sono stati negati gli assegni familiari per i loro figli non biologici. La giustizia europea deve governare.
- par
- Nicola Chauti
Si tratta di decine di famiglie francesi, belghe e perfino tedesche, alcune delle quali combattono da quasi otto anni. La domanda è semplice. Un lavoratore transfrontaliero che fa parte di una famiglia mista, comprendente uno o più figli del suo partner, quindi non biologici, può ricevere per loro un assegno familiare lussemburghese? La logica ci dice di rispondere sì, ma il Lussemburgo, dal 2016 quando era più flessibile di prima e nonostante il primo appello per il sistema europeo nel 2020, gioca sulle parole per respingere tutte le richieste.
Dalle suppliche alle pratiche da compilare, passando per i costi inerenti, in molti hanno rinunciato. Ma sono appena arrivate “ottime notizie”, ha rivelato lunedì mattina a Thionville l’avvocato francese Pascal Bovril, specializzato in cause familiari transfrontaliere. Dopo averla sottoposta lo scorso anno, la Corte di cassazione lussemburghese ha deciso di sollevare nuovamente la questione e deferire la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
“Perché attaccare le persone di frontiera in questo modo?”
Secondo la Corte di Cassazione, l’interpretazione dell’organizzazione di queste famiglie sempre più numerose deve poter aprire “il diritto ad ottenere un vantaggio sociale”. Il matrimonio del lavoratore transfrontaliero con il padre dei figli, la presenza di tali figli non biologici di età inferiore a 21 anni nel nucleo familiare del lavoratore transfrontaliero, il coinvolgimento diretto del lavoratore transfrontaliero nei costi relativi ai figli non biologici.. Perché uno di questi elementi, se dimostrato, non porterebbe a pagare automaticamente gli assegni familiari come per qualsiasi altro genitore operante nel Granducato?
“Si tratta di un fatto importante che indica la possibilità di vincere questa causa”, ha affermato Pascal Bovril, riportando queste questioni sollevate dalla Corte di Cassazione in una seduta pubblica il 25 aprile. Ciascuna parte coinvolta, compreso il Fondo per il futuro dell’infanzia, potrà prendere posizione, ma “ciò a cui risponderà il giudice europeo sarà vincolante per i giudici nazionali in Lussemburgo”. Resta da sperare che il ritorno della Corte di giustizia europea sia sufficientemente chiaro da evitare l’ambiguità giuridica in cui il Lussemburgo ama cadere su questi temi.
“Il Lussemburgo esige e loda i lavoratori frontalieri, facendoli arrivare in convogli completi perché la necessità è chiara… Come può allo stesso tempo attaccarli direttamente per risparmiare su indennità, borse di studio, ecc.?”, chiede l’avvocato. I lavoratori e le famiglie coinvolte non conosceranno subito il loro destino, forse entro un anno, ma sarebbe un enorme passo avanti per i diritti di tutti i lavoratori transfrontalieri.
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