La sentenza che colpisce l’avversario politico russo Vladimir Kara-Murza riassume in sé la natura profonda del potere che esiste a Mosca, ma ne rivela anche tutte le debolezze. Chi condanna aspramente una voce critica, avendolo già avvelenato due volte, rischia di farne un martire e di far crescere le sue idee e le sue lotte nell’opinione pubblica russa. Più si avvicina alla Cina, più Vladimir Putin si lancia in una situazione di stallo per lui, ma anche in una nuova guerra fredda globale che rischia di trasformarsi in arretramento e golpe ai suoi danni. Saremmo curiosi di sentire il parere di tutti coloro che, in patria, rimangono ambigui sul padrone del Cremlino e continuano a mettere sullo stesso piano gli autocrati in guerra e le nostre democrazie occidentali…
Perché anche se i nostri governanti e sistemi politici hanno molti difetti, i nostri funzionari eletti non impediscono dissensi o dibattiti. Soprattutto, i nostri ministri e presidenti devono rendere conto ai loro elettori e alle loro opinioni. Sempre, anche quando perde la battaglia davanti, come nel caso di Emmanuel Macron sulla riforma delle pensioni. Il presidente francese è intervenuto ieri sera per spiegare il suo piano, utilizzare il 49.3 e provare a ristabilire il dialogo con la Francia inferocita, dove la mobilitazione e la protesta non si indeboliscono. Secondo un sondaggio, quasi 9 francesi su 10 ritengono che questo intervento non faciliterà la posizione del presidente e della sua maggioranza relativa, che rischiano di continuare le complessità affrontate dal presidente entrante. Questo è il prezzo della democrazia ed è comunque sempre meglio che avvelenare e imprigionare gli oppositori.
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