Il fenomeno delle lenti gravitazionali è ben noto agli astronomi. Lo usano per studiare galassie lontane. E oggi, grazie all’occhio acuto del James Webb Space Telescope, per saperne di più su come si chiamano“cavalluccio marino cosmico”.
Le immagini restituite dal James Webb Space Telescope a volte rivelano sorprendenti strisce di luce. Gli archi tradiscono la presenza di lenti gravitazionali. Questo fenomeno appare quando una massa abbastanza grande da piegare lo spazio-tempo scivola “visibilmente” tra il dispositivo e le galassie lontane. È interessante perché, come suggerisce il nome, l’effetto della lente gravitazionale consente di ingrandire oggetti distanti. Come una gigantesca lente d’ingrandimento fornita dalla natura.
Questa volta, l’ammasso di galassie SDSS J1226+2149, e tutta la materia oscura che contiene, si trova a circa 6,3 miliardi di anni luce dalla Terra, nella costellazione di Berenice Hair, che ha svolto il ruolo di lente. Mostrato, in un’immagine presa dal NIRCam del James-Webb Space Telescope, è un’immagine ingrandita e distorta in una sorta di“cavalluccio marino cosmico” da una galassia più lontana.
Scopri i segreti della formazione stellare
Questa galassia è stata effettivamente avvistata qualche mese fa, su immagini di altri strumenti. Ma non in modo così dettagliato. Si trova a circa 9,6 miliardi di anni luce dalla nostra galassia, la Via Lattea. Lì, gli astronomi hanno notato un meccanismo di formazione stellare senza precedenti in una galassia così lontana.
Oltre a rivelare la rapidità con cui si formano le stelle e caratterizzare gli ambienti di quelle galassie che stanno dando vita a nuove stelle, queste osservazioni dimostrano ancora una volta le straordinarie capacità del James Webb Space Telescope. Forniscono set di dati altamente dettagliati per gli astronomi che intendono trarne vantaggio in futuro, entrambi lo sono “La visione di Crystalline” strumento e il fenomeno del lensing gravitazionale, per studiare ulteriormente il meccanismo di formazione stellare.