Home Mondo Muore il boss mafioso Messina Denaro, spietato killer, catturato a gennaio dopo 30 anni di latitanza

Muore il boss mafioso Messina Denaro, spietato killer, catturato a gennaio dopo 30 anni di latitanza

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Muore il boss mafioso Messina Denaro, spietato killer, catturato a gennaio dopo 30 anni di latitanza

Dopo la sua scomparsa nel 1993, alcuni credevano che avesse viaggiato all’estero. In realtà viveva in un confortevole appartamento vicino alla sua città natale di Castelvetrano, nella Sicilia occidentale.

Secondo i residenti di Campobello di Mazara, usciva in pieno giorno per prendere un caffè al bar, ordinare una pizza e fare la spesa… Aveva documenti falsi e si fingeva medico.

Nel 2015, il procuratore Teresa Principato stimò che se fosse riuscito a sfuggire alla polizia per così tanto tempo viaggiando con facilità, era solo perché era protetto.Ad un livello molto alto“, ma senza specificare la natura di tale tutela.”Abbiamo ottenuto la conferma della sua presenza in Brasile, Spagna, Gran Bretagna e Austria“, Ero sorpreso.

Il Corriere della Sera riferisce che sono in corso i preparativi per seppellirlo nella tomba di famiglia accanto al padre, don Ciccio.

Quest’ultimo era il capo della mafia locale. Si dice che sia morto d’infarto mentre fuggiva, dopo che il suo corpo fu abbandonato in campagna vestito con abiti funebri.

Per anni gli investigatori hanno setacciato le campagne siciliane alla ricerca di Messina Denaro, alla ricerca di luoghi in cui nascondersi e origliando i suoi familiari e amici.

Intercettando una loro conversazione sui problemi di salute di una persona affetta da cancro e problemi agli occhi, gli investigatori capirono che si trattava di un leader mafioso ricercato.

Hanno utilizzato il database del sistema sanitario italiano per cercare pazienti di sesso maschile con età e storie mediche corrispondenti, e alla fine hanno interrotto l’operazione.

A luglio, un tribunale italiano lo ha condannato all’ergastolo per il suo ruolo nell’assassinio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992.

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Ha quindi confermato la sentenza in contumacia emessa nell’ottobre 2020, quando era ancora latitante.

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