Nelle sue memorie intitolate Non avrò tempo (Sewell, 2008), Hubert Reeves, Morì il 13 ottobre, e raccontò come arrivò, un po’ per caso, a diffonderlo al grande pubblico. Estratti.
“Non avrei mai pensato, durante i miei studi o durante i miei primi anni da professore, che sarei diventato un sostenitore della scienza. Vedevo il mio futuro legato al laboratorio in cui avrei condotto ricerche, allo stesso tempo supervisionato tesi di laurea e, soprattutto tutti, insegnano a livello universitario.
Ho iniziato la mia carriera nei media durante dibattiti pubblici su vari argomenti scientifici. Ricordo in particolare la tavola rotonda sul tema “L’energia nucleare come fonte di energia per l’umanità”! (…)
Tuttavia, durante una vacanza presso i VVF (Villaggi Vacanze per Famiglie) “Les Cigales”, a Carry-le-Rouet, vicino a Marsiglia, è iniziato davvero il mio impegno nel campo dell’orientamento. Una volta che i bambini vanno a letto, i genitori prendono l’abitudine di riunirsi per parlare del proprio lavoro. Presto provai tra loro un vivo interesse per l’astronomia. Le domande abbondavano e al sorgere della notte illustravo le mie osservazioni del cielo stellato, indicando a mia volta la Via Lattea, le costellazioni e i pianeti visibili in quel momento. A volte la seduta continuava finché le stelle non scomparivano alla luce dell’alba.
Per illustrare gli eventi che accompagnano la nascita, la vita e la morte delle stelle, ho iniziato proiettando diapositive di galassie e nebulose sulle pareti bianche della caffetteria, così chiamava Emmanuel mia nipote di 3 anni. “Il pestello del nonno Uberto.” Poi abbiamo parlato di buchi neri, fontane bianche, civiltà extraterrestri, religioni, metafisica, ecc., c’era tutto!
Un giorno, al termine di una di queste sedute, un amico mi disse: “Notate la curiosità che suscitano questi argomenti! Dovreste scrivere tutto questo.” »
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