Un team internazionale di astronomi guidato da ricercatori del Centro nazionale per la ricerca scientifica ha osservato il sistema planetario emergente D203-506 per confermare ciò che i modelli teorici avevano previsto. Situato ai margini della Nebulosa di Orione, questo piccolo e piccolissimo sistema ha teoricamente tutto per produrre almeno un gigante gassoso come Giove o Saturno, cioè un pianeta costituito principalmente da idrogeno ed elio.
La modesta stella con d203-506 al centro è circondata da un disco protoplanetario, in questo caso una nube di gas che teoricamente serve come materia prima per la formazione di un pianeta gassoso.
Sfortunatamente, il piccolo sistema è esposto a una radiazione ultravioletta molto forte proveniente da stelle massicce molto vicine nell’ammasso del Trapezio. Le stelle sono circa dieci volte più grandi del Sole e soprattutto 100.000 volte più luminose, secondo un comunicato stampa del Centro nazionale per la ricerca scientifica.
La sua radiazione riscalda la nube di gas in un fenomeno noto come fotoevaporazione. Solleva le molecole di idrogeno in questa nuvola a temperature tali che iniziano a ruotare abbastanza velocemente da sfuggire alla gravità della stella. Prima di dissiparsi a una buona distanza nello spazio interstellare.
Intorno ad una stella…un telescopio rileva per la prima volta un oceano di vapore acqueo (foto)
Il risultato di questa irradiazione è “sufficiente a rimuovere il gas dal disco (protopianeti) in meno di un milione di anni”, secondo lo studio pubblicato giovedì. Ha concluso che era “abbastanza veloce da influenzare la formazione di pianeti giganti nel disco”.
L'osservazione di questo fenomeno è stata resa possibile combinando i dati del James Webb Space Telescope e del radiotelescopio terrestre ALMA.
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