Questo lunedì, migliaia di genitori il cui figlio sta per entrare nella scuola secondaria hanno ricevuto la temutissima lettera della COGI (Commission de Gouvernance des inscriptions, ex-CIRI). Per centinaia di loro, il discorso fa male. Le famiglie il cui bambino è stato educato dall’asilo nella stessa istituzione, dove ha prosperato e ha avuto successo, non avranno un posto nella scuola di loro scelta (prima).
A volte, questi genitori abitano a poche centinaia di metri da questa scuola, che è il nucleo principale della loro vita familiare, e sono costretti a tagliare la strada davanti a loro prima dell’adolescenza. Il problema non è generale: è a Bruxelles, e soprattutto a nord di Bruxelles. Tra “priorità tra fratelli”, ragazzi delle città vicine dove nessuna scuola superiore ti supera, genitori imbroglioni che finiscono per prendere le cassette postali in una posizione migliore per aumentare il loro indice composito, l’elenco degli ostacoli da superare è lungo. La domanda, per alcuni istituti, è così forte (il quadruplo dei bambini iscritti ai posti disponibili!) che i bambini che hanno completato l’intera istruzione in una scuola a volte si trovano al 250° posto in lista d’attesa nella “loro” sezione secondaria… sciocco.
Non fraintendete: il problema non sta nemmeno nel decreto di immatricolazione. Questo testo giudica solo, secondo criteri che saranno sempre discutibili, il problema in cui la domanda è molto maggiore dell’offerta. I giorni in cui ti accampi davanti alla scuola per due giorni per iscrivere tuo figlio testimoniano che il sistema è stato a lungo difettoso e che il mix educativo che mira a raggiungere è ancora un’illusione.
Il problema è la mancanza di posti disponibili, il non tener conto del boom demografico della capitale e soprattutto, soprattutto: le enormi disparità nella qualità dell’istruzione offerta nelle nostre scuole. Perché se ci sono scuole che possono accogliere fino a cinque volte tanti bambini al primo anno, ce ne sono altre che faticano a riempire le classi. Se tutte le scuole fossero uguali dal punto di vista educativo, i genitori non prenderebbero di mira nessuna scuola in particolare. Se l’insegnamento fosse uniforme ovunque, le famiglie avrebbero meno drammi senza avere la loro prima scelta. A loro non dispiace fare qualche chilometro in più. Sono riluttanti a mandare i propri figli in scuole di qualità inferiore. In Finlandia non puoi scegliere dove andare i tuoi figli. Il che non è un problema per nessuno lì, perché tutte le scuole sono buone. La verità sul suolo belga non è così.
Volere il meglio per tuo figlio è una testimonianza del valore di ogni genitore. Il fatto di non poterlo assicurare in maniera equa attesta un disprezzo per la politica.
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