Nella vita di un motociclista ci sono certe cose che non si possono negare. Così, quando Kawasaki ci ha suggerito di andare in Italia per provare la gamma Bimota composta da Tesi H2 e KB4, non abbiamo esitato a lungo. Anche se detta presentazione avviene in circuito e non sappiamo davvero cosa aspettarci.
Il Bimota H2 è questa bestia di una piattaforma che abbiamo scoperto negli spettacoli negli ultimi anni. È questa moto dal cuore giapponese ipercarico che non sarà conforme alle nuove norme antinquinamento dalla fine del 2022. Quindi questa è l’ultima versione del motore in questa forma. H2, il suo eccesso. Il Tesi H2 è un monoblocco a 4 cilindri da 998 cm3 che produce 170 kW (231 CV) senza un sistema di aspirazione dell’aria aggiuntivo e 178 kW o 242 CV una volta a 11.500 giri/min. Un valore di regime motore molto basso che riflette 141 Nm di coppia a 11.000 giri/min. Con i corpi farfallati ad iniezione da 50 mm basta svuotare il serbatoio da 17 litri in meno di 100 km…
Contrattuale e molto originale, questa unità è governata dall’elettronica originale giapponese. Beneficiando dei componenti e degli strumenti Kawasaki, insomma dall’intera catena di trasmissione del motore, agli alberi, Pimota si libera dai vincoli legali riguardanti il settore e soprattutto il motore, il suo funzionamento e le sue evoluzioni. Pimota in realtà non ha mai prodotto una macchina, ma ha sempre utilizzato una marca di motore che faceva arruffare le piume quando tutta l’elettronica doveva essere programmata, più complicata di oggi a livello di aghi e altri dispositivi. In data odierna. Quindi vincono tutti. anche a livello di approvazione. Una fase particolarmente onerosa economicamente e materialmente sarebbe altrimenti dura da sopportare. Questa associazione quasi miracolosa dà a Pimota libero sfogo per costruire la motocicletta attorno a un’architettura unica e specifica per il marchio.
Il supporto funge da supporto per la parte rotazionale attraverso i due “gamma” del motore in alluminio e supporta anche il collegamento della direzione. Il Desi H2 è un prodotto da sogno italiano ispirato all’originale H2 (le ottiche sono generiche). Quando due passioni si uniscono, otteniamo una moto con soli 250 esemplari in tutto il mondo, e la prima generazione di una nuova generazione della storica famiglia del marchio: Desi (avremmo indovinato). Irritabile. Il nome è sinonimo della descrizione tecnica del saper fare dei sarti italiani, questi abili orafi dalle selezioni nette. Ma soprattutto il Desi si riconosce per la sua stampa frontale, particolarmente originale, il Desi 3D che siamo riusciti a trovare all’epoca. Funziona ancora?
La Bimota Tesi H2, sportiva o meno, ha statistiche che ti faranno svenire, lasciando impallidire più di una moto. 242 CV sono vicini al peso a secco dichiarato di 207 kg. Quindi aggiungiamo 5 litri di olio, refrigerante e benzina al serbatoio da 17 litri, così otteniamo 228 kg a pieno carico, 10 kg in meno rispetto alla H2 Ninja, che si dice abbia più di vent’anni. marchio italiano. Quando ti diciamo che sono generosi, in Pimota! Non importa, la perdita di peso è sostanziale quanto il resto e può essere importante, soprattutto in pista. Sulla strada, questa opinione non potrebbe essere più favorevole.
La Bimota Tesi H2 è soprattutto un assale anteriore con forcellone oscillante che sospende la carenatura soprastante, impedendo qualsiasi variazione nella geometria della moto. La Tesi H2 è un equipaggiamento firmato da grandi nomi: due ammortizzatori Öhlins TTX 36, pinze radiali Stylma frenanti 100% Brembo (quindi non le più alte della Casa), 330 mm dalla pompa freno ai dischi. Prima. Tanto carbonio per un condimento “minimalista”, da cui sporgono solo i baffi delle gigantesche pinne. Non dubitiamo della necessità date le note prestazioni mostrate dai monumentali supporti aerodinamici del blocco motore. Ma i due tagli di massa dell’asse anteriore in carbonio si trovano ugualmente tra i bracci in alluminio oa livello del cinturino dei bracciali.
La Tesi H2 è una moto che puoi guardare migliaia di volte, un nuovo dettaglio, una nuova parte ad ogni iterazione… una nuova opportunità. Così le piastre poggiapiedi prodotte da Bimota sono regolate da un passo eccentrico, simile all’altezza del sedile, con strumenti specifici forniti naturalmente, simili a quelli necessari per il cambio delle gomme. Mentre un viaggio in un concessionario Bimota/kawasaki ci sembra più appropriato, ti lasceremo immaginare il mal di testa e l’agonia del servizio ad alta velocità del tuo piccolo meccanico preferito quando vedi arrivare quella moto.
Infine, il Deci H2 è il cerchio Oz Racing, finto, ma molto curiosamente dotato di un Bridgestone S22… pezzo del puzzle.
Ancora una volta, più che parole, azione! Eccoci qui per due sessioni da 30 minuti, un circuito molto lento, un breve rettilineo e una crescita di oltre 2 km…