Il motivo: un contenuto troppo alto di alcaloidi tropanici, una molecola che si trova naturalmente in alcune piante come il mais. L’Agenzia federale per la sicurezza della catena alimentare (Afsca) ha dichiarato mercoledì all’agenzia belga che l’intero lotto di farina di mais consegnato a diversi grossisti belgi è particolarmente problematico.
Gli alcaloidi tropanici sono sostanze chimiche presenti in molte piante di diverse famiglie come le Solanacee (che comprende piante ornamentali ma anche melanzane, pomodori o patate) e le Erythroxylaceae. In quest’ultima famiglia troviamo in particolare i cespugli di coca, i cespugli sudamericani utilizzati per scopi medicinali ma anche per la fabbricazione della cocaina.
Alcuni alcaloidi tropanici come la scopolamina sono usati anche in medicina per combattere in particolare i sintomi della cinetosi. Altri come la nicotina, la belladonna (costituita da atropina) o la cocaina hanno effetti psicoattivi, agendo sul sistema nervoso e sul cuore.
Se la loro presenza nella dieta è del tutto indesiderabile, Afsca è rassicurante e sottolinea che “solo in dosi elevate e nel consumo a lungo termine di prodotti con un contenuto molto elevato di alcaloidi tropanici può esserci rischio per la salute”. “In piccole quantità, non teme alcun pericolo acuto”, ha detto.
Gli effetti avversi che possono verificarsi includono sonnolenza, mal di testa e nausea. Le persone con malattie cardiovascolari possono essere più sensibili alla presenza di questa sostanza.
L’ondata di ripresa che ha colpito il Belgio dall’inizio di luglio, secondo l’Agenzia federale, è legata al “rilevamento di una percentuale molto alta di alcaloidi tropanici in una partita di farina di mais proveniente da un produttore estero e che è stata consegnata a diversi grossisti e distributori in Belgio (Cora e Delhaize, Albert Heijn, Colruyt e Carrefour)”.
Quindi ogni distributore ha confezionato i prodotti in base al proprio marchio, il che spiega la prevalenza dei richiami, a volte a distanza di diverse settimane. “Era quindi ragionevole che ogni distributore, in consultazione con Afsca, richiamasse un prodotto, in modo che i consumatori potessero visualizzare chiaramente le diverse confezioni”, osserva l’agenzia.
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