Tre psicologi (Sebastien Chapelon, Josephine Truffaut, François Marty), autori di un testo su “Funzione sociale e destino psicologico”, affermano: “Lo stato di fede nei bambini è unico in quanto appare come un riferimento strutturale per la loro sviluppo.” Da questo “culto infantile”. Il fatto di credere a Babbo Natale “è quindi parte integrante della sua vita psicologica”.
Tanto che liberarsene può essere complicato. Continuano: “Il bambino che sente i suoi compagni dire che ‘Babbo Natale non esiste’ cerca prima di tutto di negare questa informazione scioccante”. La psicologa Valerie B. Il ruolo della nota nella divulgazione delle informazioni: “Questo accade intorno ai sei anni, con spesso un anno che passa tra il momento che sa ma non vuole. E quello che si sente pronto ad accettarlo”.
Aspetta le domande
Citando una manciata di studi sull’argomento, i ricercatori dell’Università di Montreal Serge Larvey e Carol Senchal affermano: “Dall’età di sette anni, la fede in Babbo Natale diminuisce in modo significativo”, in particolare sotto l’influenza di quella che chiamano “pressione individuale”.
Compagni, fratello o sorella che vendono lo stoppino… Questo facilita il compito dei genitori che non devono annunciare la terribile notizia? In pratica Valerie B. Aspettando che quest’ultimo “faccia la domanda al proprio figlio”. La risposta non dovrebbe essere una bugia, a rischio di compromettere la fiducia. No, digli: “È suo diritto credere che Babbo Natale esista”. È uno di quei sogni che può realizzare se vuole. Se vuole crederci, ne ha il diritto”.
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