I partiti occidentali stanno cercando di convincere i partiti regionali ad accettare una nuova proposta per una soluzione globale della crisi in Medio Oriente, secondo quanto riportato dal quotidiano del Qatar Al-Arabi Al-Jadid. Questa iniziativa diplomatica mira a prevenire l’escalation delle tensioni risolvendo contemporaneamente diversi conflitti.
L’accordo proposto comprende diversi elementi:
1. Prevenire la reazione dell’Iran e di Hezbollah alla liquidazione di Fouad Shukr, un alto funzionario di Hezbollah, e Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas.
2. Un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, accompagnato dal ritiro delle forze israeliane.
3. Stabilire una calma permanente nella regione.
4. Completare l’accordo sullo scambio di prigionieri, consentendo il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas.
5. Espansione degli aiuti umanitari a Gaza.
6. Sviluppare un piano globale per la ricostruzione di Gaza.
Questa proposta è circolata negli ultimi quattro giorni tra attori occidentali e arabi, nel mezzo delle crescenti tensioni sulla scia dei recenti omicidi mirati. L’obiettivo è sfruttare questo periodo di tensione per raggiungere una soluzione multilaterale ai conflitti che scuotono la regione da dieci mesi, evitando così una possibile guerra regionale.
In Israele, alcuni alti funzionari della sicurezza stanno spingendo per questo tipo di scenario, ritenendo che potrebbe “rimescolare positivamente le carte” e calmare l’intero Medio Oriente. Un simile approccio consentirebbe di evitare la guerra su più fronti, soprattutto in Libano, in condizioni meno favorevoli per l’esercito israeliano.
Inoltre, il raggiungimento di un accordo con Hamas potrebbe indirettamente costringere Hezbollah a dar prova di moderazione, aprendo la strada a un cessate il fuoco nel nord di Israele. Si potrebbero allora prendere in considerazione negoziati nel quadro della mediazione americana per rimuovere l’organizzazione dal confine israelo-libanese. Questa iniziativa diplomatica fornirebbe anche l’opportunità di riabilitare le regioni settentrionali e meridionali di Israele, consentendo allo stesso tempo all’IDF di ricostituire le proprie scorte e sostituire le proprie attrezzature dopo un lungo periodo di intensi combattimenti nella Striscia di Gaza.
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