Questa stima si basa su nuovi strumenti di modellazione sviluppati da due scienziati europei e australiani per meglio spiegare le “co-estinzioni”, il risultato di sparizioni “a cascata” di specie affini. Ad esempio, quando una specie scompare a causa del cambiamento climatico (estinzione primaria), anche quel predatore finisce per estinguersi per mancanza di cibo (coestinzione).
“Ogni tipo dipende dall’altro.”
“Ogni specie dipende in qualche modo dalle altre”, ha affermato il professor Cory Bradshaw della Flinders University australiana e coautore dello studio. Questa osservazione sulle “inevitabili” estinzioni a catena arriva mentre i ministri di tutto il mondo si riuniscono alla conferenza COP15 a Montreal per stringere un nuovo “Patto di pace con la natura”.
Le sfide sono grandi poiché un milione di specie sono minacciate di estinzione. Il cambiamento climatico dovrebbe accelerare questo movimento sotto l’influenza di eventi meteorologici estremi o cambiamenti nel comportamento o negli habitat. Ma gli autori dello studio ritengono che i modelli precedenti non tengano conto delle comuni estinzioni. Per capirli meglio, hanno costruito un “enorme pianeta virtuale” con l’aiuto di computer ad alta potenza tenendo presente “chi mangia chi”, come spiega Corey Bradshaw.
“Si ritiene che il cambiamento climatico sia responsabile della maggior parte delle estinzioni, un altro promemoria che le crisi climatiche e della biodiversità sono strettamente collegate”.
Questo modello ha permesso di simulare diversi scenari di cambiamento climatico e degrado degli habitat, ad esempio sotto l’impatto della deforestazione, per prevedere la perdita di biodiversità in un dato sito.