Abbastanza per alimentare l’immaginazione di Jean-Luc Garnet. Quasi quattro secoli dopo, uno sceneggiatore di Bruxelles rivive il viaggio dopo aver scoperto la storia in un libro che ha comprato a Siviglia. Un viaggio ancora pieno di misteri inizia con l’identità della persona che poi gli è servita da modello, e sulla quale corrono molte ipotesi: “La sorella di Antonio Trivia è una pittrice è una persona comune che davo per scontata. (NdR: Famoso pittore e incisore veneziano dell’epoca).”
La sua modella era Flaminia Triva, sorella di un amico pittore, dalla quale potrebbe aver avuto un figlio.
Flaminia Triva sarebbe quindi la sua “Venere” – un bambino nato pochi mesi dopo la sua partenza tende ad approvare l’argomento. Una donna capricciosa che fa dimenticare per un po’ a Velázquez il peso che l’intenso fanatismo della società spagnola ha esercitato sulla sua arte. E, prima e dopo, avrebbe impedito alle sue modelle di spogliarsi ancora. “Ovviamente questo ha avuto un ruolo. Riconosce Jean-Luc Garnet, che scopre un’amicizia tra il pittore e il papa Innocenzo X dell’epoca. Ma Velázquez era molto impegnato altrove: era pittore di corte, responsabile dei ritratti del re e dei bambini. Si occupò anche della camera reale e della collezione d’arte del suo sovrano. Si dice che sia un uomo frustrato perché non è nato nobile e farà di tutto per diventarlo. (Ndr: diventa “Hidalgo”).”
Un’altra sorpresa associata a questo viaggio: Diego Velázquez possedeva uno schiavo. Un certo Juan de Pareja lo licenziava quando mostrava preferenze artistiche che non corrispondevano al suo status: “Al momento, Infine Jean-Luc Garnet riporta, Gli schiavi, essenzialmente lavoratori non pagati, non potevano svolgere alcun lavoro diverso dal lavoro fisico. Il campo dell’arte era loro precluso. Ufficialmente poteva solo stendere le sue tele o preparare i colori.“
Garnet/Matteo, Futuropolis, 88 pp., € 11,99.